Nova SF S141 - Mathematica by AA.VV

Nova SF S141 - Mathematica by AA.VV

autore:AA.VV.
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Antologia, Fantascienza, racconti, narrativa breve, rivista
editore: Libra Editrice
pubblicato: 1979-12-31T16:00:00+00:00


Le grandi porte del palazzo erano state opportunamente chiuse. Ma all’improvviso da oltre di esse prese a risuonare un frastuono infernale. La causa di tutto quello sconquasso era una grande astronave dorata, contrassegnata dal tipico stemma con i due bisturi scintillanti incrociati, che si era posata di colpo proprio in mezzo alla strada, abbrustolendo le case e il muro del palazzo con le fiamme dei razzi di propulsione. Lo scafo dell’astronave appariva annerito qua e là dai colpi ricevuti, ma era comunque in buone condizioni di efficienza, mentre a bordo un piccolo schiavetto alieno letteralmente scatenato stava azionando a più non posso i cannoni nucleari, creando un macello che si sarebbe ricordato a lungo in quel braccio della galassia.

Ippocrate era furioso. Il piccolo schiavetto alieno extraterrestre con il corpo di gesso, quattro braccia, cinquecento chili di peso e una forza a dir poco eccezionale, era letteralmente imbizzarrito perché qualcuno aveva cercato di giocare un brutto tiro al suo signore e padrone, l’esimio, eccellentissimo Dottor Matusalemme; e lui, Ippocrate, queste cose proprio non le tollerava. Dopo avere frettolosamente incenerito quei pochi soldati che ancora cercavano di contrastarlo e anche un velivolo che era sceso in picchiata contro di lui dal cielo, Ippocrate concentrò la forza di tutti i cannoni nucleari sui portali di accesso del palazzo reale, aprendovi subito un enorme buco: dopo qualche istante, tutto il resto del metallo si fuse, afflosciandosi letteralmente al suolo in tante pozze incandescenti. I portali non esistevano più. Poi Ippocrate cominciò a sparare contro le porte di accesso all’edificio vero e proprio, riducendole subito a metallo fuso. Un plotone di guardie si mise a correre disperatamente cercando scampo nella fuga, mentre tutto intorno le fiamme si alzavano. Per correre ancora più in fretta, gettarono via i fucili e persino gli elmetti che li proteggevano dalle micidiali onde subsoniche di Lebel. Svanirono in una breccia del muro e si dispersero fuggendo a perdifiato.

Fu allora che Ippocrate, guardandosi attorno come un corsaro e scalpitando come un toro infuriato, si affacciò sul portello dell’astronave e marciò giù per la scaletta, attraversando a passo di carica tutto il cortile, procedendo con tanta di quella forza da incrinare profondamente i lastroni di marmo su cui posava i piedi. Attraversò le grandi fontane senza curarsi di girarvi attorno, facendo ribollire l’acqua come una balena impazzita, e poi si stagliò sulla soglia del palazzo, guardandosi intorno come un leone affamato in cerca di preda.

Una guardia stava fuggendo via alla cieca con le mani cariche di gioielli rubati in qualche sala dell’edificio. D’improvviso, però, il poveraccio si sentì sollevare di peso da una specie di argano con le dita e continuò a correre a vuoto, in aria, mentre Ippocrate lo guardava con occhi di fuoco. Poi lo schiavetto alieno, che aveva afferrato il soldato con una delle sue braccine portentose, lo fece sbattere di forza contro una colonna di granito. Le mani dell’infelice si aprirono e i gioielli si sparsero sul pavimento, tintinnando. Ippocrate sbatacchiò un’altra volta l’uomo contro la colonna, poi se lo accostò al viso.



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